l'anno che verrà

Oggi, 31 dicembre 2011, il progetto di crowdfunding di #2eurox10leggi si conclude. Quando si lancia una sfida, come era una sfida la provocazione del primo tweet che chiamava uomini e donne a comprarsi una pagina di giornale dove pubblicare 10 richieste di leggi scelte dalle donne per un Paese migliore, si è consapevoli che si può anche mancare l'obiettivo. Può sembrar strano in un mondo dove tutti, prima di esprimersi, si assicurano di stare sul carro del vincitore, o nella cordata giusta. Per #2eurox10leggi invece, fin dall'inizio è stato più importante sperimentare e mettere in buona pratica una nuova partecipazione dal basso, certe che vincere significa non solo conquistare una meta, ma anche costruire un percorso che, se non fa arrivare per primi, ci porta, insieme, lontano. Ad ora, quando alla scadenza della raccolta fondi sulla piattaforma libera e gratuita di Produzioni dal Basso mancano 7 ore e 49 minuti, siamo riuscite a raccogliere 2589 quote per un totale di 5178 euro. Questo significa che, questa iniziativa nata sul web da un gruppo di donne lontane da associazioni e partiti e, permetteteci di dire, in alcuni casi anche ostacolate da associazioni e partiti (meno), ha unito attorno a un obiettivo comune quasi tre mila individui. Non è poco. Molto prima di oggi, in tempi non sospetti, avevamo già affermato di essere orgogliose del risultato ottenuto. Dobbiamo esserlo tutti e tutte. Della tanta visibilità ottenuta sulla stampa web e non, e dell'alta partecipazione dei blogger. Un grazie immenso a tutte e a tutti. L'augurio migliore per l'anno che verrà è senz'altro quello che questo cammino, in qualche modo, secondo modalità tutte da inventare, possa andare avanti. E anche questo, come sempre, dipenderà da noi. Buon 2012.

parte il crowdfunding natalizio di #2eurox10leggi





Vogliamo provarci fino in fondo. Fino al 31 dicembre 2011. Con una nuova immagine regalataci dallo studio milanese dejavu,#2eurox10leggi rinnova il suo invito alla prenotazione e sottoscrizione delle quote per arrivare alla cifra di 25 mila euro utile per pubblicare le 10 richieste di legge scelte dalle donne. Il finanziamento avviene sempre nella piattaforma gratuita on line di Produzioni dal Basso. Potete usare questa immagine anche nei profili FB, come banner e su tutti i social network. Grazie!

prossima fermata Milano #17 dicembre

Abbiamo fatto più strada di quella che ci saremmo aspettate. Questa è la verità. Bisogna dirlo perchè nessuno, da quel 4 ottobre, si sarebbe immaginato che tante persone, uomini e donne, avrebbero condiviso questa iniziativa. Che, va detto, davanti mette proposte e obiettivi, e dietro le persone, gli slogan. Non è cosa che genera simpatia in genere, soprattutto a chi ama truppe con voto di obbedienza. Comunque, eccoci qui. Oggi qualcuno dice che nella politica c'è anche il tempo dell'attesa, #2eurox10leggi dimostra invece che c'è una parte di persone che pensa che non c'è più tempo da perdere. Che ha forte desiderio per il più radicale dei cambiamenti, quello che coinvolge il patto tra donne e uomini nella costruzione del loro futuro. In fretta siamo arrivati al 17 dicembre, il giorno del “debutto live” di #2eurox10leggi al Teatro Verga di Milano (a lato il logo con il link dell'evento). In un certo senso è un regalo per tutti e tutte coloro che hanno fatto dell'iniziativa quello che è: un aggregatore di entusiasmo capace di farci chiamare da un'Associazione Culturale a noi sconosciuta come Il Cielo per offrirci gratuitamente lo spazio del Teatro Verga per realizzare l'evento. Succede. Succede che scopri che hai intessuto legami di fiducia e simpatia e che, aiutandosi l'un l'altra, si possono chiamare persone come Monica D'Ascenzo, Marilisa D'Amico, Iaia Caputo, Marisa Montegiove, Alessia Mosca, Marina Piazza, Alessandra Perrazzelli, Lorella Zanardo a partecipare con il loro talento e le loro competenze a una discussione partecipata nata sul web da donne e uomini normali quasi come una provocazione. Grazie. Grazie a chi ha già detto di sì e grazie a chi verrà. Grazie perché sarà bello sedersi in un teatro guardarsi in faccia e ascoltare. Questa volta sì, è tempo di ascoltare. Perchè anche questo è partecipazione.

#2eurox10leggi ancora una pagina a pagamento?

All'inizio fu una provocazione. Una provocazione per stigmatizzare un'anomalia tutta italiana. E un'anomalia che, ad oggi, si è ripetuta ben cinque volte. Così, l'ultima volta che un singolo si è comprato una pagina su un quotidiano per scrivere le sue lamentazioni, qualcuno ha commentato: «Propongo di comprare una pagina a pagamento per dire basta alle pagine a pagamento». Non fa una piega. E noi allora? Cosa stiamo facendo? Una prima risposta potrebbe essere: #2eurox10leggi sta provando a cambiare gli equilibri tra i fattori di un prodotto. Il prodotto, è vero, non cambia, ma invece di 1 per 100 mila, vogliamo arrivare a 100 mila per uno. “Uno“ sta per un obiettivo comune e concreto, “uno” sta per le 10 richieste di legge che le donne, ma anche molti uomini, ritengono ormai indifferibili. E questo perché fin dall'inizio abbiamo scelto di far prevalere il senso del noi rispetto all'esternazione individuale. Abbiamo preferito dare valore alla partecipazione comune e non al potere del denaro o delle lobby. Nessun bonifico immediato quindi, ma un faticoso, e per  alcuni lento, processo di crowdsourcing e crowdfunding. Con punti di vista diversi, twit, commenti, 2 euro alla volta (qualcuno anche un po' di più è vero), un post alla volta. Un cammino di cui credo si possa essere orgogliose e che, considerando i dati, ci ha già portato lontane. O forse più vicine, perché no. Più vicine alla condivisione di 10 temi importanti per il futuro di questo Paese. Più vicine alla costruzione di una buona prassi di politica tra donne (e non solo) fatta di fiducia e trasparenza. Più vicine a dimostrare che se è nella Rete che le donne hanno trovato una propria Agorà, è facendo Rete che potranno agire nella Realtà. Mi si perdoni la rima, ma non stiamo scherzando. Per ora, segnatevi la data del 17 dicembre. È tempo di cominciare.

Blogging Day. I risultati.

Sono 50 i blog che hanno partecipato al Blogging Day #2eurox10leggi dell’11.11.2011. Nello stesso giorno su Twitter, secondo Hashtracking, l’hashtag #2eurox10leggi il valore dei tweet è stato 822, 573.531 le impression e 110.578 i followers raggiunti. E mentre il blog, sempre tra il 10 e l1 novembre scalave le 8000 pagine visitate, la prenotazione quote raddoppiava.  Ma cosa è emerso dalla riflessione collettiva generata dal Blogging Day? Ecco una piccola classifica di parole e temi proposti dai vari post. Un primo dato condiviso è quello di considerare le questioni di genere non questioni per sole donne (La Tigella). D’altra parte, non ci può essere distinzione di genere quando si parla di dignità nel lavoro, nella famiglia e nella società (ifratelliKaramazov). Il muro che separa uomini e donne nei temi solitamente posti dalle donne è stato quindi abbattuto? La condivisione tra i generi è davvero la strada per avere una società migliore a misura di uomini e donne? (La Pillola Rossa di Grimilde e Pragnatiko). A guardare la partecipazione di molti blogger uomini a questa giornata si direbbe di sì. Ancora più chiaro chi afferma che la mancanza della voce delle donne in questo Paese è la madre di tutte le ingiustizie, mentre la loro scarsa presenza nella scena pubblica non è un problema delle donne ma un problema di tutta la società (Pratiche Sociali).

E, non è un caso, tra le leggi più sentite ci sono quelle che riguardano la conciliazione dei tempi dei lavori e della famiglia e della loro condivisione (Mammaeconomia, Articolo37). Emerge, dalle donne, un desiderio di impegnare i propri talenti nei lavori, di essere produttive al di là della famiglia (Mamma che testa, Cuor di carciofo). Ed emerge, la condivisione di una maternità-paternità di pari dignità e responsabilità, considerata cosa positiva anche per gli uomini (Elena cittadina del mondo).

Altra parola, e desiderio, ricorrente è cambiamento. Un cambiamento che arriva delle piccole cose, come la ripartizione dei lavori di cura e della famiglia, ma capace proprio per questo di produrre profonde rivoluzioni nel nostro modo di vivere e quindi nella società (Blimunda). C’è però chi è andato oltre e, su Twitter, ha chiesto a varie personalità, da Pippo Civati a Alesandro Maran, se ritenevano possibile un Premier donna. Perché proprio la presenza delle donne è sinonimo di cambiamento, mentre un’operazione come #2eurox10leggi è vista come un acceleratore dei tempi della politica (Una Opinione).

Fanno coppia con la parola cambiamento quelle di consapevolezza e partecipazione. La presa di coscienza di queste problematiche da parte di uomini e donne è indispensabile per una società più matura e giusta (A.r.p.a. Raggiungimento Parità e LaTina), fino a costituire un vero e proprio potere per le donne e gli uomini che intendono influenzare  i processi della politica (Ipaziaèvviva). Partecipazione è nei post del Blogging Day quasi un mantra positivo, legato alla parola libertà (Chiaradinome), e legato alla possibilità di essere protagonisti di un nuovo processo democratico capace di rinnovare la fiducia tra istituzioni politiche e cittadine e cittadini (Donne Manager Italia, Ipaziaèvviva). Qui non si chiedono soldi, ma molto di più, si chiede partecipazione (Lucia e basta). Si chiede cittadinanza attiva per chi, citando Albert Einstein, non vuole cadere nell’inerzia dei giusti (Mamarketing).

E speriamo che questo impegno dia i suoi risultati. In labore fructus (Lucio Cincinnato per pensieridiStefania), affinché le donne diventino, da oggetto, a soggetto della politica. D’altra parte, l’esigenza del fare, di provare a fare, è vista come l’unico modo per incrinare un sistema che è sempre stato impermeabile alle questioni femminili (Sabrina Arcarola). E anche ora, in piena emergenza, le questioni delle donne rischiano di essere inascoltate, quando invece potrebbero rappresentare il volano del cambiamento (Donne in Ritardo). Partecipare quindi è l’unico modo per agire nella realtà (Wonderpaulastra), per esercitare le nostre volontà. Partecipare è l’unico modo per uscire dall’individualismo e recuperare un senso del noi, abbassare le proprie personali differenze a vantaggio di una lotta comune (Una Opinione). Mettersi insieme pur nelle differenza dunque (Donne Migranti, Era ora di iniziare), mettersi insieme per agire nella Realtà. 12 mila persone che non si conoscono e che si mettono insieme per una causa comune può far paura, ma mi piace (Pentapata).

Perché #2eurox10leggi è nato dalla Rete ma dalla Rete vuole uscire (BatBlog)e non vuole certo essere una sorta di Second Life (Blogger Creativa, ifratelliKaramazov). D’altra parte, #2eurox10leggi per alcuni è già di per sé un fatto (Donne Migranti) e pronto per chiamare al tavolo della partecipazione anche competenze e talenti capaci di accrescere quella consapevolezza e quell’impegno a cui hanno partecipato, finora, più di 1500 fra uomini e donne (Ipaziaèvviva).

Iaia Caputo per #2eurox10leggi

C'è chi dice che non è il momento. Chi che le 10 leggi sono un giochetto per sole donne. Noi invece pensiamo che quelli sollecitati dalle 10 leggi siano i temi che un Paese che si appresta a uscire da una delle crisi più profonde della sua storia deve affrontare. Per costruire un futuro davvero migliore. Ecco la lucida analisi della scrittrice Iaia Caputo che ringraziamo per il suo contributo prezioso.

Un paese che ha creduto di poter fare a meno delle donne, che dunque ha escluso fin dove ha potuto la metà dei suoi cittadini, che è poi anche la metà del genere umano, dalle istituzioni, dai partiti, dalla scena pubblica in generale e da qualunque luogo dove si prendono decisioni importanti per la vita di tutti, era destinato a diventare un brutto Paese, per le donne, certo, ma anche per gli uomini. Comincerei con il dire questo a chi (e mi sembra già di sentirlo) davanti all’iniziativa #2eurox10leggi è pronto a storcere il naso, se non a scandalizzarsi: ma come, a un passo dal default, in piena emergenza economica, vi sembra il momento di proporre normative che riguardano «lussi» da nord-Europa come l’educazione sessuale nelle scuole o il congedo di paternità obbligatoria?
Ebbene sì, non solo proprio in questo momento, ma più che mai in questo momento è la risposta, e per alcune determinanti ragioni.
La prima è che il rigore non potrà niente, neppure riordinare i conti italiani, se non coniugato a politiche di sviluppo, e ad almeno a un abbozzo di "visione" del tempo che verrà, ripensando il welfare, il mondo del lavoro, le diseguaglianze sociali e le frustre discriminazioni che ancora affliggono l’Italia. Seconda, e più importante ragione, è che in questo Paese «anomalo», l’anomalia che riguarda le donne (e di cui vorrei dare qualche dato), non è meno importante o urgente o dirimente delle altre, semmai le attraversa tutte, poiché è diventata uno dei vulnus di una democrazia malata. Quali sono infatti le conseguenze più drammatiche e visibili di questa esclusione delle donne? Il sessismo è dilagato, la misoginia si è diffusa alla stregua di un’epidemia, infettando linguaggi, comportamenti, mentalità, anche tra i giovani e i giovanissimi. Lo scontro tragico tra due paesi, due Italie, addirittura tra due antropologie umane, due visioni diametralmente opposte delle cultura istituzione e della convivenza civile, ha inevitabilmente portato la politica sulla strada di una guerra permanente, che dal conflitto guerresco tra opposte fazioni ha finito per mutuare la violenza dei lessici e dei gesti. La sostituzione dei «Padri della patria» con una genia di «Padri dell’orda», la generazione politica più vecchia (e monosessuale) del mondo, immersa in un orgiastico ed eterno presente, totalmente dimentica del futuro dei propri figli e altrettanto disinteressata all’impegno di un qualsivoglia lascito, al dovere dell’eredità (ciò che ha sempre legato una generazione all’altra sul filo della memoria e della riconoscenza), ha generato nel corpo sociale, tanto più tra i giovani uomini, un’irresponsabilità diffusa, una pericolosa incapacità a riconoscere il plurale oltre al proprio ego, il reale dal virtuale, il limite.
Secondo le più recenti stime dell’Istat (novembre 2011), la disoccupazione è cresciuta all’8,3 per cento e il 29,3 per cento dei giovani dai quindici ai ventiquattro anni non trova lavoro: quasi uno su tre. E dire che il rapporto dell’Istat relativo al 2010 era già apparso clamorosamente grave: un italiano su quattro a rischio povertà, il 18,8 per cento dei ragazzi che abbandonano la scuola prima del diploma superiore, 800 mila lavoratrici che dichiarano di essere state costrette ad abbandonare il posto alla nascita del primo figlio, e comunque il 27 per cento delle donne occupate lascia con la prima maternità in assenza di qualsivoglia servizio o aiuto economico. Ma probabilmente per denunciare la gravità della situazione occupazionale femminile basterebbe dire che il 50 per cento delle donne italiane risulta inattivo, cioè neppure più in cerca di un lavoro: la peggiore percentuale in Europa, solo Malta viene dopo di noi, e condannata a peggiorare con la crisi che assedia il vecchio continente. E non è solo questione di quantità, anche di qualità: stanno già diminuendo infatti le professioniste e le tecniche specializzate, mentre aumenta il lavoro poco o per niente qualificato. Solo le badanti resistono, e d’altra parte non può certo sorprendere in un Paese dove il lavoro di cura ricade interamente sulle donne, dal momento che nessuna politica di conciliazione è stata fatta come è invece è accaduto, per donne e uomini, nel nord Europa, né si è investito nei servizi o in welfare.
E per quanto possa giudicarsi eccessiva o persino sbagliata, la scelta del Women in the World 2011, la conferenza internazionale sulla condizione femminile nel mondo tenutasi a New York, di prendere in esame un’unica democrazia occidentale, la nostra, è un incontrovertibile segnale di allarme. L’arretratezza della situazione delle donne in Italia, è stata costretta a spiegare in quell’occasione la vicepresidente del senato Emma Bonino, «è frutto di un’accumulazione di fattori: il familismo ipocrita viene esasperato dal ricorso costante agli stereotipi e alla volgarità. Ricacciata in casa, privata delle infrastrutture sociali più elementari, la donna italiana è l’ultima dell’Unione Europea sotto ogni aspetto, in tutte le classifiche». Mentre il Newsweek nel presentare l’appuntamento del Women in the word, commentava così lo straordinario successo della manifestazione del 13 febbraio, Se non ora quando?: «L’affluenza ha superato le attese, le italiane sono scese in piazza contro il premier Silvio Berlusconi e la cultura sessista creata dal suo impero mediatico. Dopo mesi di scandali sulle avventure sessuali di Berlusconi, e anni di stallo in una nazione dove il 90 per cento degli uomini non ha mai acceso una lavatrice, le italiane dicono Basta». Non è vero che scendemmo in piazza contro il Premier. Certo, l’esasperazione per la sua proterva e famelica «dismisura» fu un formidabile collante, ma quel milione di donne che affollarono le piazze d’Italia fu capace di una mobilitazione impressionante perché mosso da ragioni che venivano da molto lontano e più lontano dell’antiberlusconismo andavano. La verità è che a centinaia di migliaia, ciascuna per sé, sapeva il dolore e la pena, la rabbia e la frustrazione per lo iato ormai incolmabile che esiste tra le proprie storie, di valore, talento, intelligenza, coraggio, di obiettivi raggiunti, di battaglie vinte; tra la qualità e i meriti che ciascuna ha espresso nella propria vita, ha riversato negli ambiti di appartenenza, lavoro e professioni, studi, famiglia, relazioni, in una parola, nel mondo; e il fatto che tutto questo non sia diventato forza collettiva, non sia servito a contare, a fare la differenza. Al contrario, siamo oppresse da una rappresentazione di miseria simbolica, da una narrazione televisiva che calpesta la nostra dignità, che rischia di occultare la realtà di quel che siamo e di sostituirsi a essa, da un linguaggio politico offensivo, da una società che ha ormai perso qualunque freno inibitorio, da una certa politica che ha fatto dei corpi delle donne palese merce di scambio… Come non cogliere che nello stesso Paese che ha espulso le donne dalla scena pubblica è lo stesso Paese dove ogni tre giorni muore una donna per mano di un uomo? Dove si calcola che più di sei milioni di uomini siano clienti abituali di trans e prostitute? Nel quale le donne hanno sulle spalle, anche quelle che lavorano, più del 70 per cento del lavoro di cura e dall’altra parte gli uomini, proprio dalle loro donne, madri, mogli o amanti, vengono trattenuti in un infinito giardino d’infanzia, esentati da qualunque compito di accadimento e non solo?
È possibile non rendersi conto che tanto più si maschilizza la nostra società tanto più i parametri sociali, economici, culturali arretrano? E tuttavia queste dieci leggi non sono «per le donne», innanzitutto perché chi le propone non pensa di appartenere a una categoria protetta e tantomeno a una lobby o, banalmente, a una minoranza discriminata. Queste sono le leggi che le donne chiedono alla politica, non (solo) per se stesse, ma per proprio per tutte e per tutti. Le chiedono in quanto consapevoli di partecipare al mondo e del mondo insieme a un altro sesso, e poi come povere o come ricche, come professioniste o disoccupate, vecchie e giovani, precarie e garantite. Le chiedono, e basta leggerle per capirlo, non come tutele o privilegi, come contributo a una visione nuova di società, di futuro, di equità. Le chiedono, infine, perché, fatalmente, un Paese dove vivono bene le donne è un luogo nel quale vivranno meglio tutti. Iaia Caputo

un paese migliore, un paese normale

Questo è il commento di Manuela Mimosa Ravasio in risposta ad altri che segue la pubblicazione dell'articolo su #2eurox10leggi pubblicato su la27esimaOra de Il Corriere della Sera, qui il link. Vi invitiamo a seguire il dibattito e commentare.

Personalmente la cosa che mi rattrista maggiormente leggendo alcuni di questi commenti è la constatazione di essere, ancora, in un Paese ben lontano dalla normalità. Ringrazio Rosi Mascia per tutti i dati, anche se sicuramente i fedeli lettori del Corriere della Sera  avranno avuto occasione in questi mesi, se non in questi anni, di leggere in tanti e dotti articoli, quanto e come la partecipazione attiva delle donne nei lavori e nelle istituzioni vada di pari passo con il livello di competitività e persino di democrazia, di un Paese. Un Paese che mortifica le donne nel loro talento e intelligenza, un Paese che nega loro una pari dignità nella rappresentazione e nelle funzioni, è un Paese destinato a restare indietro. È un paese peggiore. E non solo per le donne, ma anche per gli uomini. Leggere le 10 leggi come ad esclusivo vantaggio del genere femminile è quindi un abbaglio clamoroso. Com’è un abbaglio clamoroso concepire la politica delle donne come una politica a metà, o di parte. Le 10 leggi vogliono essere solo l’occasione di fare una politica per tutti, ma da un altro punto di vista. Quel punto di vista che, come diceva Giulia Bongiorno mesi fa, potrebbe riconquistare la fiducia della gente comune. Quel punto di vista, quel genere di competenza che in Italia manca da troppo tempo. È pur vero che, come dice qualcuno, le quote rose sono in un certo senso una forzatura. Ma dovremmo interrogarci sul perché, Paesi con un’alta qualità di welfare come i Paesi Nordici, hanno deciso comunque di introdurle per garantire un’equa presenza delle donne nei luoghi dove si decide. Perché, e lo ripeto, l’assenza delle donne in quegli stessi luoghi è un problema anche per la qualità democratica del Paese. Io sono sicura che i lettori del Corriere della Sera hanno ben presente il tema. Che non è un tema per sole donne. Non è un tema che divide i sessi, ma li coinvolge per una nuova idea di società. Una società migliore per tutti e tutte, uomini e donne. Con le 10 leggi si è voluto dare un segno di concretezza. Cominciare dal basso con proposte/richieste che parlassero di realtà. Che cosa c’è di più coraggioso di dichiarare 10 desiderata chiari? Vi sembra davvero che la politica degli ultimi anni, destra o sinistra che sia, sia stata un inno alla chiarezza e alla trasparenza? E vorrei tranquillizzare chi ha paura di un vetero-femminismo di ritorno che non è questo il caso. Personalmente ho un certo fastidio per tutti gli “ismi” e alle 10 leggi partecipano, e stanno partecipando, anche uomini. Perché anche gli uomini sono stanchi di essere rappresentati come cavernicoli incapaci e soprattutto non desiderosi di condividere tutto con le loro compagne/compagni. A cominciare dalla cura dei figli e della famiglia. Pensate che bello, un Paese normale.

#2eurox10leggi a WePress


per chi se la fosse persa, l'intervista di Manuela al programma WePress (canale 143 di Sky) condotto da Francesca Barra

il blogging day #2eurox10leggi


Ci siamo. Grazie a Maria Antonietta Barbara e Chiara Bogo, #2eurox10leggi avrà il suo Blogging Day. È stata scelta una data magica: il giorno 11 del mese 11 dell'anno 11! Visto la natura dell'iniziativa, credo che questa giornata sarà particolarmente importante. Senza partecipazione, senza interazione e collaborazione, non si può mettere in (buona) pratica quello che 2x10 sta sperimentando: la Rete la chiama we-democracy o we-governement, o ancora, dalle nostre parti, democrazia partecipata. Attraverso le 10 leggi le donne hanno scelto di parlare alla politica di temi concreti. E anche se la modalità di farsi pubblicità (acquistare la pagina di un quotidiano) può sembrare un po' tradizionale, il processo che si sta mettendo in atto in questo blog apre prospettive assolutamente nuove. La lista dei blog partecipanti la troverete qui sotto e sarà aggiornata di continuo. Chi volesse partecipare può commentare questo post o mandare la solita mail a 2eurox10leggi@gmail.com. Si parlerà delle 10 leggi, di donne e di uomini, di figli e di madri/padri, di democrazie, politiche e realtà quotidiane, di lavori e di sogni. Insomma, si parlerà di noi.

blog partecipanti




quello che avremmo detto

Per problemi logistici la presentazione prevista per domani mattina di #2eurox10leggi all'evento Prossima Italia/Il Nostro Tempo di Bologna non sarà possibile. Pubblichiamo qui di seguito l'intervento che avevamo previsto.


PPT Bologna 22 ottobre 2010

Prima di cominciare un ringraziamento a Prossima Italia/Il Nostro Tempo per l’ospitalità e lo spazio che concede a #2eurox10leggi

che cosa è #2eurox10leggi?
#2eurox10leggi è un’iniziativa nata a seguito di un dialogo su Twitter di un gruppo di donne. Il tema del dialogo era l’acquisto, da parte di Diego della Valle, di alcune pagine di quotidiano per esprimere pubblicamente il suo disappunto… per prima cosa quindi, #2eurox10leggi nasce per rimarcare, e stigmatizzare, un’anomalia, che poi è quella che chi dispone di denaro trovi normale far sentire la propria voce attraverso mezzi che pochi altri potrebbero permettersi. E, sarà un caso, ma in questi giorni abbiamo visto che, dopo il dissenso, anche la possibilità di manifestare nelle strade è data come diritto monetizzabile, diritto a pagamento… In ogni caso: perché anche le donne non possono comprarsi una pagina del Corriere o di Repubblica? Perché non possiamo dire ciò che pensiamo anche noi su una pagina di un grande quotidiano nazionale? Facendo un po’ di conti, se arriviamo a 12 mila, bastano 2 euro. Ecco com’è nata l'iniziativa #2eurox10leggi. Ma, sempre su Twitter, abbiamo voluto fare un passo in avanti, cercando di passare dal dissenso e indignazione alla richiesta propositiva, stabilendo delle priorità. Così i 2 euro servono per comprarsi una pagina di un quotidiano e pubblicare, e rendere pubbliche, le 10 leggi chieste dalle donne per le donne alla politica. 10 temi concreti per iniziare a risolvere, e portare in un ambito di normalità, un’altra anomalia italiana, la questione femminile. La raccolta e la prenotazione delle quote è iniziata il 12 ottobre sulla piattaforma libera e indipendente di Produzioni dal Basso. Si tratta di una vera sottoscrizione popolare senza alcuna intermediazione e in piena fiducia. Chi vuole va sul sito, prenota le sue quote e assicura che onorerà il pagamento al raggiungimento della cifra richiesta 25000 euro. In una settimana, a suon di due euro, siamo arrivate a 825 euro. La strada è lunga e noi siamo qua, io sono qua a nome delle donne che in tutta Italia stanno lavorando per #2eurox10leggi, per chiedere partecipazione. Ma quello che #2eurox10leggi ha già messo in atto è un processo trasparente e democratico che coinvolge attivamente donne, e uomini, nella compilazione delle 10 richieste di legge attraverso quello che oggi si chiamerebbe we-democracy, la democrazia partecipata. E su questo, ci sentiamo di dire, abbiamo già raggiunto il nostro obiettivo. Ed ecco l’elenco di 10 richieste di legge che, per ora, è uscito da questo confronto. Si parla di sussidio di maternità universale, di paternità obbligatoria. Si parla di educazione sessuale e di genere fin dalla prima infanzia e di leggi contro la violenza sessuale su modelli europei. Si parla di leggi per favorire una reale democrazia paritaria, con liste al 50 per cento e si parla di incentivi, veri, alle famiglie e ai giovani perché, ora più che mai, essere giovane e donna, in questo Paese sembra una condanna. Mi piacerebbe concludere dicendo che da questo progetto, emergono due ottimistiche considerazioni. La prima, è che il grado di maturità civica e di consapevolezza politica delle donne è molto alto. Le Donne 2.0, come le chiama qualcuno, ma non solo, hanno trovato nella Rete una piazza dove confrontarsi e non rinunciare a una buona prassi della politica cercando di attivare un nuovo circolo virtuoso, di rinnovata fiducia, tra cittadine, cittadini e loro rappresentanti. La seconda ottimistica considerazione è che il punto di vista delle donne è fondamentale per questo Paese. Perché non va inteso come un punto di vista di parte, ma un punto di vista, uno sguardo “altro”, capace di aprire nuove prospettive, nuove visioni: è la risorsa che non è stata mai usata, l’intelligenza dimenticata, la buona pratica negata. Dietro, e dentro, #2eurox10leggi c’è la volontà di costruire, anche faticosamente, una nuova idea di società attraverso il confronto, lo scambio, la ricerca reciproca, abdicando all’ostentata sicurezza del decisionismo. Noi non abbiamo bisogno di leader carismatici dai facili consensi. La costruzione di una nuova Italia, di un Paese anche per donne, sarà faticosa. Grazie fin d’ora a tutti e tutte della FATICA che vorrete fare per noi e insieme a noi.

parte il finanziamento di #2eurox10leggi

questo è un post a blog unificato con l'iniziativa #2eurox10leggi

Fin dall’inizio il nostro primo desiderio è stato quello di dare voce a chi non ha il potere economico o la lobby giusta per ottenere visibilità su una pagina di un quotidiano nazionale. Il secondo, ma non meno importante, quello di procedere alla compilazione delle 10 richieste di legge attraverso una sorta we-government o we-democracy, ovvero una democrazia partecipata che vuole coinvolgere donne, ma anche uomini, chiedendo di interagire fra loro, fino al completamento del progetto. La scelta della piattaforma indipendente e gratuita di Produzioni dal Basso per sostenere #2eurox10leggi è stata quindi una conseguenza naturale. Produzioni dal Basso garantisce che non ci sia alcuna intermediazione tra chi sostiene e chi propone un progetto, ma esclusivamente scambi sinceri, diretti e non invasivi, e un impegno di finanziamento attraverso una vera sottoscrizione popolare. Qui il link del progetto #2eurox10leggi.

ed ecco come finanziare #2eurox10leggi

1. andate sul sito di Produzioni dal Basso per iscrivervi o direttamente sulla pagina #2eurox10leggi ( qui info privacy).

sappiate che:
- l’iscrizione richiesta è semplice e non è vincolante
- dati personali e indirizzo saranno richiesti solo in caso di prenotazione di una o più quote del progetto e servono esclusivamente a ricevere il risultato del progetto che si è sostenuto
- i dati personali saranno accessibili solo ed esclusivamente a chi propone il progetto e solo ed esclusivamente se il progetto riuscirà a raccogliere tutte le quote richieste

2. andare sul link del progetto e prenotare una o più quote (costo singola quota 2 euro) come indicato. Ciò significa impegnarsi a onorare con un versamento la quota nel momento in cui sarà raggiunta la cifra necessaria. A questo punto il sistema PdB invierà una email in automatico per avvertire tutti i sostenitori del progetto.

3. se volete che il vostro nome compaia tra i sostenitori, inviate una mail a 2eurox10leggi@gmail.com esplicitando il vostro impegno di finanziamento dopo aver prenotato una quota.

N.B. in nessun caso è richiesto di anticipare il costo della quota a progetto ancora aperto, quando cioè il budget non è stato ancora raggiunto.

4. Il versamento richiesto al raggiungimento delle quote andrà fatto con carta di credito attraverso il sistema PayPal. Il numero del conto e le modalità saranno comunicate al momento opportuno.

#richiesta di legge 1

1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Introduzione del concetto di paternità obbligatoria.
Perché i lavori di cura e della famiglia non siano più a carico delle sole donne. E per dare la possibiità ai padri di essere protagonisti di una nuova e più responsabile genitorialità. Strumenti e strutture che consentano di dividere in modo equo il carico familiare consentendo alle donne di essere protagoniste anche nel mondo del lavoro al pari degli uomini. Troppe donne ancora oggi lasciano il lavoro dopo la nascita del primo figlio e nelle statistiche dell'occupazione femminile siamo al penultimo posto in Europa. Mentre è ormai chiaro a tutti che una maggiore occupazione femminile significa un sicuro aumento del Pil.


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#richiesta di legge 2

2. Legge per la maternità universale. Ovvero ogni donna che sceglie di diventare madre, sia essa single, sposata, lavoratrice dipendente o precaria, deve aver diritto al sussidio di maternità.

Di fronte a un nuovo calo delle nascite, 15 mila in meno in due anni (dati Istat), di fronte a dati inquietanti che c'è ci dicono che a Milano un aborto su tre avviene per povertà, bisogna che la maternità torni ad essere un diritto di tutte per tutte. Troppe donne rimandano o rinunciano a un figlio per questioni economiche o di lavoro, mentre l'invecchiamento della popolazione è un problema reale. Vogliamo un Paese giovane capace di guardare al futuro. E se la maternità è libera scelta, allora nella piena consapevolezza bisogna poter accedere agli aiuti della bioetica e della procreazione medicalmente assistita.


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#richiesta di legge 3

3. Legge per la realizzazione di una reale democrazia paritaria. Una legge elettorale che preveda la doppia preferenza di genere e una presenza al 50 per cento nelle liste.

In Italia il 32 per cento dei Comuni non ha nemmeno un assessore donna, solo il 10,9 per cento sono sindaci e nel nostro Parlamento siamo al 21 per cento. Esiste una buona legge elettorale che ha dato buoni risultati ed è quella campana. sarebbe fantastico se per questa proposta ci dessero una mano le superesperte avvocate e costituzionaliste Ileana Alesso e Marilisa D'Amico.


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#richiesta di legge 4

4. Legge contro le dimissioni in bianco e incentivi per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni (dal part time al telelavoro). Obiettivo: la parità dovunque. Nelle qualifiche e nei salari.


Sprecare il talento delle donne è uno delle ragioni della nostra arretratezza culturale ed economica. Non c'è giorno in cui non ci siano dati a dimostrarlo. E anche nei salari, a parità di qualifica, la differenza si fa sentire con un forte carattere discriminatorio. È il gap retributivo di genere.


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#richiesta di legge 5

5. Educazione sessuale e di identità di genere fin dalla scuola primaria. Istituzione di una Commissionie che vigili sull'uso dell'immagine femminile nel mondo dei media.

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#richiesta di legge 6

6. Una legge quadro contro la violenza sessuale che comprenda dalla prevenzione alla costituzione di centri di accoglienza delle vittime, fino all'assistenza legale, la punizione e recupero di chi opera violenza. La violenza intesa in tutte le sue manifestazioni, inserendo quindi aggravanti penali contro le ingiurie a sfondo sessista compreso l'uso inappropriato e sessista dell'immagine femminile nei mass media.

Da uno studio pubblicato da un consiglio di Europa l'Italia risulta essere ancora arretrata sulle leggi sulla violenza di genere. E la violenza sulle donne è ancora di drammatica attualità. Dati elencati nello studio fatto dall'associazione francese Choisir sulle 14 leggi migliori in Europa per le donne, che indivisua nella legge spagnola del 2004 la più efficace: già nel 2005 diminuiva il  numero delle donne decedute e aumentavano le denunce. Si potrebbe prendere come modelo quidi la legge quadro spagnola.

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#richiesta di legge 7

7. Leggi per pianificare un sistema di strutture integrate, dai nidi alle ludoteche, che siano di aiuto ai diversi tempi delle famiglie. Che siano compresi quindi nidi e asili di varie dimensioni, aziendali, condominiali e\o di quartiere. Un sistema integrato con orari flessibili e presenza capillare nel territorio.

Conosciamo già la risposta: non ci sono soldi. Eppure questi soldi si possono trovare inasprendo la lotta contro l'evasione fiscale e prelevando sui grandi patrimoni. La lotta contro l'evasione fiscale può diventare la lotta delle donne. Che sono quelle più a rischio povertà anche nel caso di rottura di matrimoni quando è difficile stabilire un'equa ripartizione nel patrimoni perché nella maggior parte dei casi sono per così dire “ufficiosi”... Utile per capire lo stato effettivo della nostra famiglia l'articolo di Silvia Sacchi su la27esimaOra.


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#richiesta di legge 8

8. Legge riforma del sistema fiscale che sostenga e agevoli tutti le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la leggi sulle pensioni di reversiblità che ha danneggiato soprattutto le donne.


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#richiesta di legge 9

9. Una legge sul futuro. Provvedimenti per dare maggiore autonomia economica ai giovani e alle giovani. Regolamentare e monitorare, fino al divieto degli stage gratuiti, i contratti d'ingresso dei giovani e delle giovani troppo spesso occasione di sfruttamento.

Perché non si investe sui giovani? Perché non si riconosce il merito del lavoro svolto dai giovani? Ad esempio in Francia Martine Aubry, ha proposto di dare loro una “allocation d'autonomie”, 400 euro mensili in media a seconda del reddito dei genitori più APL (affitto), per rendere i giovani indipendenti ed aumentare la competitività di chi studia. Chiediamo ce si facciano politiche di questo tipo per affrancare i giovani dalla definizione di bamboccione.

 




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#richiesta di legge 10

10. Promuovere a tutti i livelli istituzionali, dai Comuni allo Stato Centrale, il Bilancio di Genere, che consente di ripartire in modo equo e più controllato le risorse a disposizione.


Un Bilancio di Genere è utile non solo per valutare l'impatto delle politiche su uomini e donne, ma consente anche di verificarne la soddisfazione dei bisogni. Si tratta anche di uno strumento che aumenta la trasparenza, poiché grazie ad esso si può analizzare quante risorse sono state impiegate per iniziative a favore delle donne (violenza o discriminazioni) e come sta cambiando la nostra società monitorando il ruolo delle donne. In Italia alcuni comuni hanno già adottato Bilanci di Genere, come Bologna, Udine, Forlì, Trieste...


Per saperne di più si possono consultare i documenti di Amichediabcd, Futuro al femminile


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come nasce l'iniziativa #2eurox10leggi

Più o meno è andata così. Perché in questo Paese chi ha i soldi può evidentemente comprarsi anche l'indignazione. Di solito il dissenso e la condanna verbale sono strumenti riservati a chi non ha altri poteri, e invece Diego della Valle si è comprato intere pagine di quotidiani (di molti dei quali è pure azionista) per gridare all'Italia la sua indignazione e la sua esaperazione. Tutto condivisibile, e tutto già detto da molti e molte, che però, come la sottoscritta, possono comprarsi solo un dominio da 10 euro l'anno per il blog. È andata così, dicevo. Con una proposta su Twitter che invitava le #donne a comprarsi una pagina del Corriere per scrivere 10 leggi inderogabili che le #donne chiedono alla politica. Quanto costa una pagina del Corriere? Mi risponde @marlosyto mentre @bociazza mi dice come raccogliere i fondi. Cominciano le adesioni (prime @stefaniaboleso e @sabrarola) così con @AuraF72 ci twittiamo le proposte di legge... @comitato13febbraio dice che è una buona proposta e sarebbe da fare (fosse la volta buona che ci diamo una mossa!).. poi arrivano i conti di @marlosyto: due euro a testa se arriviamo a 50mila adesioni. Ecco quanto costa far sentire la propria voce. Ci proviamo? Intanto abbiamo cominciato a stilare le 10 leggi da non perdersi. Si accettano suggerimenti e modifiche... Siamo solo all'inizio...

1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Perché i lavori di cura e della famiglia non siano più a carico delle sole donne. E per dare la possibiità ai padri di essere protagonisti di una nuova e più responsabile genitorialità.

2. Legge per la maternità universale. Ovvero ogni donna che sceglie di diventare madre, sia essa single, sposata, lavoratrice dipendente o precaria, deve aver diritto al sussidio di maternità

3. Legge per la realizzazione di una reale democrazia paritaria. Una lege elettorale che, come quella campana, preveda la doppia preferenza di genere: un uomo e una donna indicati dai cittadini.

4. Legge contro le dimissioni in bianco e incentivi per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni (vedi leggi francesi).

5. Educazione sessuale e di identità di genere fin dalla scuola primaria su modello di quelle danesi. Istituzione di una Commissionie che vigili sull'uso dell'immagine femminile nel mondo dei media.

6. Legge contro la violenza sessuale sul modello della spagnola (i risultati sono lì).

7. Inasprimento delle leggi contro l'evasione fiscale. Prelievo sui grandi patrimoni e impegno dei fondi ottenuti per la costruzione di asili nido di piccole dimensioni ma diffusi sul territorio, e per i tempi pieni di qualità nelle scuole primaria e secondaria di primo grado.

8. Legge riforma del sistema fiscale che sostenga e agevoli tutti le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la leggi sulle pensioni di reversiblità che ha danneggiato soprattutto le donne.

9. Una legge sul futuro. Provvedimenti per dare maggiore autonomia ai giovani e alle giovani. Sulla proposta di Martine Aubry, finanziare il merito e la realizzazione in tutti i campi: dalla cultura all'industria.

10. ....

post aggiornato il 3 ottobre ore 13.10 dal sito www.ipaziaevviva.com

#lettera aperta

Stiamo registrando molto entusiasmo e anche alcune perplessità. A questo punto credo che ci sia bisogno di fare alcune precisazioni. Sta andando tutto con molta fretta e non nascondo che stiamo incontrando contrattempi organizzativi (per gli aggiornamenti c'è #facciamoilpunto) che non avevamo previsto...  In ogni caso, crediamo fermamente che le donne abbiano tutto il diritto di chiedere delle leggi per loro. Noi non siamo esperte di questioni legali, non siamo costituzionaliste, ma sappiamo, come altre donne normali, quello che vogliamo... e per far sì che quello che vogliamo diventi realizzabile sappiamo che ci vogliono leggi capaci di incidere nella società. Non è nostro compito farle, non l'abbiamo mai detto, ma è nostro diritto chiederle, è nostro diritto far sentire la nostra voce anche se non abbiamo i soldi di Della Valle: è esattamente questo il punto e lo spirito dell'iniziativa. Non vogliamo abdicare alla politica solo perché non possiamo economicamente permettercelo. O perché non siamo competenti: del resto ci pare che questa politica di esperti ed esperte sia così lontana dalla realtà da chiederci veramente dove vivono... Detto questo, se donne di grande talento e competenza come Zanardo, Lipperini, Cosenza, Spinelli, D'Amico e altre ci aiutassero saremmo solo contente. Non abbiamo mai pensato di farcela da sole. Vogliamo solo farcela.