cosa rimane dell’iniziativa #2eurox10leggi

il testo è un articolo di Laura Preite su Woman's Journal, qui il link

Probabilmente alcune di voi ne hanno sentito parlare (i giornali e la rete ne hanno scritto e molto), numerose avranno anche sottoscritto le quote. In questo blog abbiamo ospitato il banner dell’iniziativa perché l’abbiamo da subito considerata, per i modi e i fini, lodevole. Però #2eurox10leggi si è concluso senza che si raggiungesse il “quorum”, ovvero quel numero di sottoscrizioni che avrebbe assicurato la somma necessaria a comprare una pagina del Corriere della Sera per pubblicare le 10 leggi a favore delle donne, obiettivo per cui era nata la pagina web e che ci si riprometteva di raggiungere entro il 2011. Chiariamo che #2eurox10leggi non aveva nulla a che vedere con l’iniziativa della francese Choisir la cause de femmes, che sta avendo una certa pubblicità in Italia grazie all’Idv che ha deciso di organizzare una serie di interventi per promuovere la “clausola dell’europea più favorita”.

Ma torniamo a #2eurox10leggi. Abbiamo deciso di intervistare una delle promotrici, Manuela Mimosa Ravasio, giornalista, che ci racconta che tipo di esperienza è stata e perché è valsa la pena provarci, nonostante l’obiettivo fosse più che ambizioso. (Se vuoi leggere com’è nata l’iniziativa e perché leggi qui).

Come si è conclusa l’esperienza #2europer10leggi? 
Alla fine le quote prenotate sono state 2.599, corrispondenti a quasi 5.200 euro. Un bel numero, e certo sapevamo che raggiungere le 12500 quote era un’impresa titanica. Ma, subito dopo l’apertura del blog e l’avvio dell’iniziativa, ci siamo accorte che chi aderiva a #2eurox10leggi raccoglieva più che una semplice provocazione, l’acquisto di una pagina di un quotidiano. Chi aderiva a voleva partecipare, provare ad avere un contatto diretto con la politica e accellerarne i processi.  
Quali sono state le leggi più sentite, tra quelle proposte come prioritarie?
Quelle più sentite, scelte e commentate sono state quelle riguardano i temi della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, della rappresentanza e della rappresentazione e dell’educazione di genere. La richiesta sul bilancio di genere invece, è stata quella meno votata mentre dalla rete è emerso un bisogno di regolamentare meglio le questioni che riguardano la presenza dei consultori, l’obiezione di coscienza in tema di aborto, il diritto all’interruzione di gravidanza e la presenza dei consultori.  
Che cosa avete imparato come donne e come attiviste?
Personalmente ho toccato con mano la forza della Rete, la sua capacità di far emergere delle esigenze di cittadinanza e di espressione politica latenti, e che evidentemente non trovano ancora risposta nelle rappresentanze attuali. Parallelamente, bisogna anche ammettere che l’agorà telematica non basta per cambiare le cose. E passare dal divano, dove è pur facile dire, proporre, aderire, ai luoghi dove questo attivismo si fa concreto, è spesso difficile. Molto difficile.
Come donna, anche se #2eurox10leggi è stata un’esperienza che ha coinvolto (e questo è stato senz’altro uno dei dati più positivi) molti uomini, che con competenza e partecipazione hanno affrontato temi che solo per nostra miopia culturale consideriamo di genere, ho avuto solo conferme: e cioè che esistono donne meravigliose, tante, generose, intelligenti, piene di talento e di capacità di una visione diversa del futuro. E altre, per fortuna sempre più in minoranza, che non hanno ancora capito che l’inimicizia tra donne non è questione personale, ma è semplicemente apolitica, e un danno per tutte. Loro comprese.
Cosa pensi dell’associazionismo femminile?
In linea di massima stare insieme per un fine comune è una buona cosa, credo che ci renda cittadine e cittadini migliori. Il problema è che spesso le associazioni finiscono con l’essere piccole corporazioni che fanno fatica ad aprirsi a chi sta fuori. Nel caso dell’associazionismo femminile il problema, se vogliamo considerarlo tale, si mescola a una decennale incapacità di darsi una rappresentanza vera, democraticamente eletta, e per questo veramente in grado di decidere e portare avanti istanze a nome di tutte e tutti. È un tema di cui scrivo spesso nel mio blog ipaziaevviva.com.
Continuerete le vostre battaglie in rete o vi costituirete in associazione, e quali sono le prossime iniziative?
Quanto a #2eurox10leggi, no, non credo che serva un’altra associazione. Ne nascono come funghi e francamente credo che questo sia un segno di fragilità, non di pluralità. #2eurox10leggi, lo ripeto, è stato un mezzo (e non un fine) per far sentire la voce di chi sta fuori le associazioni o che in esse o da esse non si sente rappresentato evidentemente. Per quanto riguarda il futuro, una fondazione milanese ci ha offerto uno spazio per sei mesi gratuito. Le relatrici intervenute la mattina del 17 dicembre al Teatro Verga di Milano erano così entusiaste da voler fare un altro incontro. Ma non abbiamo ancora deciso nulla. Abbiamo, invece, mandato una lettera alle donne che il 28 gennaio si vedranno nella sala della FNSI a Roma per la Rete delle reti delle donne, anche perché, non vorremmo mai che la volontà di quei 2599 donne e uomini che ci hanno sostenuto fin qui, andasse dispersa.

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